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«Se saltano le regole tenuta dell'euro a rischio»

dall'inviato Adriana Cerretelli

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15 Ottobre 2008

BRUXELLES - È la grande eminenza grigia del Regno, il regista delle operazioni finanziarie e industriali più delicate. Dietro i salvataggi a fine settembre di Fortis e Dexia, la palingenesi nel 2002 di Sn Brussels Airlines dalle ceneri di Sabena, la cintura di sicurezza organizzata a fine anni 80 per fermare la scalata di Carlo De Benedetti alla Societé Generale de Belgique, c'è sempre lui, l'inossidabile visconte Etienne Davignon. Vicepresidente di Suez-Tractebel, onnipresente nei board dei maggiori gruppi belgi, un passato in politica prima e poi da vicepresidente della Commissione europea, a 76 anni appena compiuti Davigon è abbastanza fiducioso: alla fine l'Europa s'è desta, ha imparato la lezione della crisi e, se non inciamperà come il Benelux in un incidente olandese, ce la farà. A patto che non abusi della flessibilità introdotta nelle sue regole, che si assuma in solido tutte le sue responsabilità.

Tutto sembrava perfetto la sera del 28 settembre: salvataggio tempestivo del gruppo Fortis grazie alla trinazionalizzazione targata Benelux, tre Governi solidali tra loro, una micro-istituzione coesa e funzionante. Un esempio per l'Europa intera. L'incanto invece è durato una settimana perché l'Olanda si è smarcata. Come mai?

La solidarietà non è garantita dalle istituzioni. È un atto importante ma circostanziato. Se una delle parti ritiene che le circostanze cambiano, si riprende la libertà di azione: le conseguenze per Fortis sono state negative. La solidarietà invece presuppone che si continui il cammino insieme.

Come mai a sorpresa l'Olanda si è ritirata senza versare il suo contributo alla trinazionalizzazione costringendo Belgio e Lussemburgo a vendere ai francesi di Bnp Paribas?

Gli olandesi hanno deciso che il loro interesse era più tutelato se si tiravano indietro dall'accordo. Si sono mossi su considerazioni a breve senza tener conto delle conseguenze del ritiro di solidarietà, che non riguardavano solo loro ma anche le altre parti dell'intesa, cioè Belgio e Lussemburgo.

Una lezione amara per lei?

La prova provata di quello che non si deve fare. Lo stesso vale per l'Europa.

In che senso?

Le sue istituzioni devono garantire la solidarietà. Come fa la Bce che non inietta liquidità su un mercato piuttosto che su un altro ma gestisce l'insieme dell'area e dei cittadini di cui è responsabile. Detto questo, oggi è inutile piangere sull'Europa che non ha gli strumenti per agire.

Dopo il vertice del G-4, fallito in 24 ore, domenica scorsa quello dell'Eurogruppo sembra riuscito. O no?

I mercati per il momento reagiscono bene. Ora bisogna che non si riproduca un nuovo caso Benelux. Ma chi sarà il garante di un coordinamento che funzioni e delle misure concrete per arrivarci? Perché è evidente che il contesto finanziario europeo non sarà più lo stesso.

Teme un incidente olandese in Europa?

Penso che si impari dai propri errori: gli interventi individuali non hanno avuto gli effetti sperati. Per questo sono convinto che il coordinamento terrà.

Si aspettava, dopo il G-4 di Parigi, l'unilateralismo della Germania della Merkel e, soprattutto, teme che si ripeterà?

All'inizio di questa crisi pochi in Europa si sono resi conto che il problema era sistemico e non specifico. A poco a poco però i singoli casi individuali sono apparsi come l'illustrazione di un problema generale. Il Governo Merkel ha creduto di poter risolvere il caso Hypo Re come gli altri prima, contando sulla forza degli operatori. Che però in questo clima non sono abbastanza forti, perché il rischio che ciascuno deve assumersi è tale per cui il salvataggio di uno mette in pericolo gli altri. L'Eurogruppo ha dato per la prima volta una risposta sistemica. Senza fare conti. Che arriveranno dopo, se e quando usciremo dal tunnel.

Nei conti da fare c'è anche la flessibilità prevista per il patto di stabilità e per gli aiuti di Stato?

Decisione inevitabile nella tempesta in corso. Però il sistema europeo deve mantenere un minimo di conti stabili e concorrenza credibile altrimenti si aggiusta da una parte per fracassare dall'altra con il martello pneumatico. Se si rompesse il sistema attuale, la tenuta dell'euro diventerebbe a rischio.

Quanto durerà la crisi secondo lei?

Nessuno lo sa. Anche perché non sappiamo quali saranno le conseguenze di una tempesta finanziaria di questa portata combinate con il forte rallentamento dell'economia, quale il prezzo per i Paesi in via di sviluppo e che cosa succederà in una Cina che esporta di meno. Allora la miglior cosa da fare è lavorare perché sia il più breve possibile.

È il principio del declino dell'Occidente, la fine della supremazia del capitalismo americano?

Dipenderà da noi, dall'Occidente. Di sicuro dobbiamo finirla di passare dall'arroganza nei periodi di vacche grasse alla prostrazione nelle avversità. Non so se inizia il declino degli Stati Uniti. So però che in queste elezioni non compare il tema dell'isolazionismo. Forse significa che l'America ha scoperto che essere la maggior potenza militare ed economica del mondo non basta più.

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